Lom a Merz
Negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo è usanza, all'imbrunire, fare lume a marzo...
Fé lòm a mêrz accendendo grandi fuochi vicino ai casolari contadini, nei campi e nelle colline, bruciando i sarmenti (tralci della potatura della vite), traendone auspici per i raccolti futuri.
E' una festa antichissima durante la quale si ballava e cantava attorno ai falò.
Ogni anno si ripete per esorcizzare l'inverno e chiamare la primavera...
ricordi da Borgo Tossignano:
Grande era l’attesa per i fuochi che si sarebbero accesi sulle colline circostanti il Borgo l’ultima sera di febbraio, per fare lume a marzo, per rischiarare, cioè, la via a marzo che avrebbe portato la primavera.Fin dai giorni precedenti era tutto un raccogliere sterpi e bacchetti (ottenuti dalla potatura delle piante) da parte dei contadini per fare un falò che durasse a lungo.Ed ecco la sera, mentre gli abitanti del paese si recavano sul muraglione (costruito a sud dell’abitato per proteggerlo dalle inondazioni del fiume Santerno) per assistere allo spettacolo, si vedevano le prime lingue di fuoco lassù verso Pozzoghiso, cui seguivano a brevi intervalli tanti altri falò lungo i crinali del vasto anfiteatro, da Tossignano, a monte Penzola.Si scorgevano sagome umane indaffarate ad attizare i fuochi, a portare fascine, a correre intorno ma, data la distanza, non giungevano voci o rumori.Le fiamme prendevano improvvisamente vigore ora qua ora là, suscitando negli spettatori assiepati lungo il muraglione un tifo sportivo degno degli stadi odierni a sostegno dell’uno o dell’altro falò. Poi, attenuate le fiamme, si vedevano giovani e ragazze saltare il braciere sia come prova di coraggio sia pare per cacciare la mala sorte e propiziarsi i favori del cielo.Infine il calare della notte riportava ovunque silenzio e quiete.